La Terra è il nostro luogo d’origine, è qualcosa di precostituito, qualcosa che necessariamente precede la nostra esistenza e ci sopravviverà. Senza la Terra, nient’altro è possibile. Unisce e separa allo stesso tempo, ma impone sempre un rapporto di condivisione, che in fondo è l’essenza della relazione. È l’intero mondo vivente, in tutte le sue innumerevoli forme, a comporre ciò che Achille Mbembe chiama trama planetaria. Una trama fondamentalmente indivisibile, un ordito che non si può legare o sciogliere, una catena simbiotica vivente in cui ciascun anello ha trovato rifugio sulla Terra come abitante o passante. L’uomo, le specie animali e vegetali, i microbi, i batteri e i virus, ma anche i corpi inorganici e le sostanze minerali, i dispositivi tecnologici e artificiali, le forze invisibili, i geni e gli spiriti partecipano insieme alla realizzazione del cosmo, in una solida alleanza per la costruzione di un luogo abitativo aperto, che fa spazio a tutti, e in cui ciascuno e ciascuna è chiamato a parlare a proprio nome e in memoria di ciò che si è stati, e a diventare segmenti di una catena ininterrotta di collegamenti. Mbembe formula, così, l’ultima delle utopie, la pietra angolare di una nuova coscienza planetaria.
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Kontagora, Nigeria. Le giornate del quindicenne Andrew Aziza sono scandite dalle canzoni stonate della madre Gloria, dai vagabondaggi con i suoi amici, uniti dal sogno condiviso di creare una lega di supereroi africani, dalle conversazioni con l’insegnante Zahrah, che l’ha ribattezzato Andy Africa, a proposito di teoremi matematici, poesia e afrofuturismo. Ma tra scuola, chiesa e il continuo fantasticare su un futuro lontano e migliore, un pensiero fisso si insinua in lui insieme alla pubertà: la passione sfrenata per le ragazze bionde, che lo rende cieco alle avances della sua amica Fatima e gli fa quasi dimenticare gli interrogativi sul padre che non ha mai conosciuto. Così, sarà inevitabile per Andy innamorarsi all’istante della prima ragazza bianca su cui posa gli occhi: la biondissima e inglesissima Eileen, nipote del parroco locale, giunta in visita a Kontagora. Il suo arrivo coincide però con un attentato anticristiano in cui la mamma di Andy resta gravemente ferita, e con l’inaspettata apparizione di uno sconosciuto che afferma di essere suo padre. Nel giro di poche ore l’intera esistenza di Andy si capovolge, preda di sconvolgimenti molto più grandi di lui, che lo porteranno, insieme a coloro che ama, verso direzioni ignote e imprevedibili. I cinque misteri dolorosi di Andy Africa sorprende, emoziona e costringe a ripensare il proprio punto di vista, tanto sui grandi temi dei nostri giorni – l’immigrazione, la direzione turbolenta in cui si sta muovendo il mondo – quanto sui desideri e i bisogni, veri o presunti, che guidano la nostra vita.
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L’Europa muore ai suoi confini. Chiusi dentro è l’analisi critica più aggiornata delle politiche di respingimento dei migranti a livello internazionale: dall’esternalizzazione delle frontiere alla creazione di veri e propri campi di confinamento dentro e fuori l’Ue. Italia inclusa. C’è un filo rosso che unisce i lager libici, i campi di transito bosniaci, i centri di detenzione lituani o greci e i Cpr italiani. È quello del trattenimento e della segregazione di migliaia di persone in movimento, spogliate della propria dignità e dei propri diritti. Questo libro si propone di rispondere a domande cruciali, attraverso un’indagine approfondita delle politiche europee sull’asilo e sull’immigrazione. Descrive, a più voci, i casi di Bosnia ed Erzegovina, Grecia, Lettonia e Lituania, Macedonia del Nord, Libia, Polonia, Serbia, Turchia, e infine dell’Italia. Esplorando temi di grande attualità come l’impiego della tecnologia nella violazione dei diritti umani, il ruolo delle Agenzie internazionali (Frontex in primis), la cancellazione del diritto d’asilo, i respingimenti alle frontiere esterne dell’Ue e le riammissioni ai confini interni. Si tratta ancora oggi di prassi illegittime e sistematiche, che l’Unione europea vorrebbe far diventare la nuova normalità. Conoscere e raccontare le pratiche di resistenza rappresenta il primo passo per contrastare questa eclissi. Con i contributi di: Matteo Astuti, Alexandra Bogos, Caterina Bove, Anna Brambilla, Silvia Carbonari, Duccio Facchini, Robert Ford, Hannah Huser, Mahmut Kacan, Nikola Kovacevic, Monica Massari, Keely McDonnell, Andrea McTigue, Davide Pignata, Michele Rossi, Erminia Rizzi, Luca Rondi, Gianfranco Schiavone, Ivana Stojanova, Meleanna Sunderland, Manuela Valsecchi. Prefazione di Livio Pepino.
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Ogni organizzazione umana tende a generare le proprie élite, ma nella sfera religiosa sembra sia il Sacro stesso a separare e a distinguere, stabilendo soglie e gerarchie d’accesso al divino. Il potere politico e religioso, poi, scivola facilmente nell’abuso e nell’idolatria, cui la rivelazione biblica oppone un Dio vivente, teso a liberare da ogni asservimento. Papa Francesco ha fatto della lotta al clericalismo un leitmotiv del suo pontificato, attualizzando le tensioni fra Gesù di Nazareth e l’establishment del tempio. In questo volume tre teologi e molti fedeli immaginano insieme un cattolicesimo diverso. Prefazione di Sergio Massironi.
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Il Testo Base è la riflessione fondamentale che sostiene il cammino della Campagna della Fraternità. In linea con il tema «Fraternità ed ecologia integrale» e con il motto «Dio vide che tutto era molto buono» (Gen 1,31), il testo evoca l’interrelazione tra il Creatore e tutto il creato, mettendo in risalto l’essere umano come protagonista della cura. Gli è stata affidata la missione di essere il custode responsabile della Casa Comune, nella quale, in una visione integrativa del mondo, devono convivere le dimensioni ambientale, antropologica e teologica.
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Camminare insieme non è un esercizio facile. Soprattutto se ci è richiesto di condividere la strada con coloro che sentiamo estranei, o magari col me stesso che non accetto. D’altra parte, fare sinodo non è stare in un cerchio chiuso, ma esporsi al cambiamento della vita, uscire, andare incontro, accettando che le cose si modifichino per fare spazio all’altro. Sperando alla fine di riscoprire Dio, il grande desaparecido del nostro tempo. Come per la bicicletta, solo finché siamo in movimento possiamo restare in equilibrio. È una legge della fisica che vale anche per la sinodalità: fermarsi equivale a cadere. Solo il movimento, che si sviluppa col procedere missionario, assicura l’equilibrio pastorale delle nostre Chiese.
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Lo scopo di questa collana è quello di realizzare un importante lavoro di sensibilizzazione e formazione nelle basi ecclesiali. Questi opuscoli divulgativi, cartacei e online, sono la base di riflessione, preghiera e dibattito per consentire di percepire pienamente a “ciò che lo Spirito dice alle Chiese”. Questo libretto aiuta i fedeli a conoscere e comprendere il cammino intrapreso dalla Chiesa in America Latina dal Concilio Vaticano II fino alla prima Assemblea ecclesiale che ha avuto luogo ne 2021.
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Un saggio di un intellettuale senegalese che attraversa mezzo secolo di storia delle idee dell’Africa subsahariana: da Leopold Sedar Senghor a Yambo Ouologuem, da Frantz Fanon a Mohamed Mbougar Sarr, Elgas indaga le contraddizioni del processo di decolonizzazione e del pensiero post-coloniale. I buoni risentimenti affronta una grande questione contemporanea: come può l’autore che ha alle spalle un passato di soggezione coloniale, trovare e mantenere la necessaria libertà di espressione, e quindi superare tutti i pesanti condizionamenti politici e culturali ed economici che le vecchie potenze coloniali (ma che sono ancora oggi i paesi dominanti) impongono sugli autori, gli artisti, gli intellettuali e le persone in genere? Dai tempi delle indipendenze, le letterature degli ex-paesi colonizzati hanno sviluppato nuovi temi e stili di espressione, cercando vie autonome e tentando di sbarazzarsi del pesante giogo coloniale. Autori come Frantz Fanon, l’ideologo dell’indipendenza algerina e della rivolta contro i bianchi, Leopold Senghor, inventore della poetica della negritudine e poi presidente del Senegal, Ahmadou Kourouma, con le sue feroci satire dei dittatori africani, hanno inventato una nuova letteratura e un nuovo pensiero e si sono anche scontrati, accusandosi spesso a vicenda di essere degli “alienati”, ovvero dei succubi delle culture europee e imperialiste. L’accusa di essere degli “alienati” continua a girare ancora oggi, perché il legame (e la dipendenza) tra ex-potenze coloniali ed ex-colonie continua a esistere, pur se in forme diverse. Per chi scrivono gli autori africani, che nei loro paesi non hanno lettori né case editrici? Per il pubblico occidentale? Ma se è così, questo legame puo garantire indipendenza d’idee? In questo testo, Elgas risponde a queste e ad altre domande.
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Questa è la storia di quattro uomini in carne e ossa, e delle loro scelte fuori dall’ordinario. Quattro parabole ripercorse singolarmente dagli episodi della fanciullezza fino al compimento comune della vocazione cristiana più grande: dare la vita per i propri amici, per amore a Dio. Nonostante i martiri oggi siano percepiti in antitesi alla logica del mondo moderno iperperformante, essi possiedono qualcosa che il mondo stesso rincorre perlopiù senza successo: Vittorio, Luigi, Giovanni e Albert erano uomini felici. Beati in terra ancora prima di diventarlo in cielo. Fosse anche solo per carpire il segreto della loro felicità, varrà la pena leggere e conoscerne le vite straordinariamente umili, fin nell’ultimo giorno, quello del martirio. Il tutto raccontato in stretta coesione e fedeltà alle fonti storiche e ai documenti originali custoditi negli archivi saveriani.
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Identità contro universalismo, genere contro sesso, repubblica contro comunitarismo, razzismo, femminismo, immigrazione. Ciò che accomuna questi temi, che da tempo ormai polarizzano la vita intellettuale con forti implicazioni politiche, è che coinvolgono la cultura, in ogni senso del termine. Olivier Roy respinge, però, la tesi di una “guerra di valori”. Ciò che è in crisi, sostiene, è la nozione stessa di cultura, oggi ridotta a un sistema di codici espliciti, decontestualizzati e spesso globalizzati che invadono le università come le nostre cucine, le lotte identitarie e le religioni come le nostre pratiche sessuali, e persino le nostre emozioni debitamente elencate e ridotte a espressioni in forma di emoji. La diagnosi impietosa di Roy è quella di una deculturazione globale, l’appiattimento del mondo appunto. Roy esamina i meccanismi e gli effetti paradossali di quattro grandi cambiamenti contemporanei (la liberazione della morale emersa negli anni sessanta, la rivoluzione di Internet, il neoliberismo sfrenato e la deterritorializzazione legata alla fine dell’idea dello stato-nazione per come lo abbiamo conosciuto e alle migrazioni globali): dove i dominanti si sentono minacciati e soffrono come i dominati; dove le lingue ibride e globalizzate (per esempio il globish) e i manga diventano simulacri che annientano la ricchezza della lingua inglese o della cultura giapponese; dove i “processi” di comunicazione producono un “divenire autistico”.
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